Aglione della Valdichiana

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Aglione della Valdichiana

Aglione

A. ampeloprasum L. var. holmense Mill.

RISCHIO DI EROSIONE: elevato

DESCRIZIONE
Questa varietà locale appartiene alla specie Allium ampeloprasum var. holmense, propagato solo per via clonale tramite bulbillo. Nonostante il genere Allium L. sia originario dell’Asia minore, il maggior centro di biodiversità è il Bacino del Mediterraneo. Le prime tracce storiche dell’Aglione risalgono al 1549 con “Banchetti composizioni di vivande e apparecchio generale” di Cristoforo di Messisbugo; sembra arrivato fino ai giorni nostri in piccoli orti familiari, diventando solo negli ultimi anni una coltura da pieno campo.

CENNI STORICI
Definire un profilo storico dell’Aglione non è semplice, nel tempo sono state rintracciate delle informazioni su usi e consuetudini legate a questa specie, una delle 800 del gen. Allium, ma in maniera sporadica e discontinua, si procede per grandi balzi nella storia. Il luogo d’elezione e di partenza è sempre la Toscana e la Valdichiana nelle province di Arezzo e Siena. Nonostante il genere Allium sia originario dell’Asia minore, il maggior centro di biodiversità è il Bacino del Mediterraneo. Il percorso storico dell’Aglione sembra delinearsi a partire dagli Egizi, poi dai Greci, dai Romani per passare agli Etruschi, popolo che inizialmente usava raccogliere ed utilizzare il porro selvatico Allium ampeloprasum L. per minestre, sughi e carni, passando poi alla sua domesticazione e coltivazione. Si hanno tracce storiche della coltivazione dell’Aglione nell’Isola del Giglio, come riportato dal notaio e segretario comunale di quest’isola nel “Cenno storico all’Isola del Giglio”, pubblicato a puntate tra il 1898 e il 1900 sul giornale grossetano “L’Ombrone”. Questo documento riporta che nel 1460 il Governo del Giglio passò dalla Signoria di Firenze ai nipoti di Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini). Nel 1534 il pirata Khair ad Din detto il Barbarossa con cento navi saccheggiò il Giglio deportando a Costantinopoli come schiavi la maggior parte dei gigliesi. Poiché l’Isola rimase quasi disabitata nel 1549 Francesco Piccolomini fece dapprima restaurare le mura del Castello e poi per ripopolare l’Isola inviò delle famiglie di agricoltori dalla Val D’Orcia e dalla Valdichiana. I nuovi isolani avrebbero portato tra le altre colture anche dei bulbi di aglione, iniziando così la coltivazione nell’Isola. Si parla della coltivazione dell’aglione o aglio grosso anche ad Ischia come riferisce Guglielmo Gasparrini nella sua monografia “Breve ragguaglio dell’agricoltura e pastorizia del Regno di Napoli di qua del Faro”, del 1845.
L’Aglione si adatta molto bene ai terreni eterogenei ma tendenzialmente ricchi e sciolti della Val di Chiana, dove viene valorizzato tramite mercati, fiere ed eventi vari. È inoltre protagonista di diversi piatti della cucina tradizionale, in particolare i pici all’Aglione, ormai piatto tipico della parte Umbra che si affaccia sul lago Trasimeno e della Toscana Sud-Orientale.
Percorsi della coltivazione dell’Aglione in Umbria
La coltivazione dell’Aglione in Umbria, nell’area del Lago Trasimeno e nei comuni che insistono sul confine con la Toscana, ha una reale storicità. Seppure attualmente nella zona indagata c’è l’attitudine di identificare tale coltivazione come recente, infatti sono alcuni tra gli stessi agricoltori a definirsi i detentori del primato nell’introduzione dell’Aglione in Umbria negli ultimi 10 anni. Ciò sta a testimoniare la settorialità tra i comuni o alcune zone specifiche del Lago e anche la scarsa comunicabilità reciproca tra agricoltori. La storicità di tale coltivazione è rintracciabile anche dal tipo di reminiscenze isolate e lontane temporalmente, conservate nella memoria di taluni informatori, come i Pici all’Aglione preparati per il pranzo della domenica nel breve racconto della figlia di un agricoltore di Panicarola. Dei limiti nella trasmissione di tale coltura è dovuta anche all’impossibilità di conservare a lungo il bulbo di Aglione e di farlo così sopravvivere all’arresto della pratica agricola. È deducibile che questo non abbia condotto, negli anni, ad una diffusione della coltura e della cultura di questa varietà di aglio come bene di comunità.

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
Comprende tutta la Val di Chiana, che si estende tra le Provincie di Siena, Arezzo, Perugia e Terni.
Nello specifico i Comuni coinvolti sono:
per la parte umbra

  • in provincia di Perugia
    • Castiglione del Lago
    • Città della Pieve
    • Passignano
    • Tuoro sul Trasimeno
  • in provincia di Terni
    • Fabro
    • Ficulle
    • Monteleone d’Orvieto
    • Montegabbione

per la parte toscana:

  • in provincia di Siena
    • Cetona
    • Chianciano Terme
    • Chiusi
    • Montepulciano
    • Sarteano
    • Sinalunga
    • Torrita di Siena
    • Trequanda
  • in provincia di Arezzo
    • Arezzo
    • Castiglion Fiorentino
    • Civitella in Val di Chiana
    • Cortona
    • Foiano della Chiana
    • Lucignano
    • Marciano della Chiana
    • Monte San Savino

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
Per quanto riguarda l’utilizzo gastronomico, l’Aglione della Val di Chiana viene utilizzato sempre di più al posto dell’aglio comune, anche crudo, viste le sue caratteristiche organolettiche. È famoso per i Pici all’Aglione, una pasta di sola farina e acqua, tipica della zona, condita con un sugo fatto con pomodoro e aglione. Persino gli scapi fiorali, volgarmente chiamati tarli, talli, germogli o bigoli e gli stessi fiori sono commestibili ed utilizzati in vario modo in cucina.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte