Fagiolina del Trasimeno

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Fagiolina del Trasimeno

Fagiolina del Trasimeno

Fagiolina del Trasimeno

V. unguiculata (L.) Walp. subsp. unguiculata cv-gr. unguiculata

RISCHIO DI EROSIONE: medio

DESCRIZIONE
La “fagiolina del Trasimeno” è un legume appartenente alla specie Vigna unguiculata, nota con il nome comune di “fagiolo dall’occhio”, originaria dell’Africa ed introdotta nel nostro continente sin dall’Antichità.

CENNI STORICI
La “fagiolina del Trasimeno” è un legume appartenente alla specie Vigna unguiculata, nota con il nome comune di “fagiolo dall’occhio”, originaria dell’Africa ed introdotta nel nostro continente sin dall’Antichità. Si tratta dell’unica specie di fagioli coltivati in Europa prima dell’avvento delle varietà americane. I greci, che per primi attribuirono al legume il nome phàseolos, pare lo coltivassero già intorno al 300 a.C.. Una prima menzione si trova nell’Historia Plantarum di Teofrasto, viene poi citato da Galeno e da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia. Nel XIII secolo Alberto Magno descrive l’aspetto di questi legumi, con semi di molti colori e con il caratteristico occhio. Come è noto, la scoperta dell’America portò nel Vecchio Continente numerosi cibi fino ad allora sconosciuti, tra cui una specie di fagiolo diverso da quello autoctono che ebbe rapida e intensa diffusione anche grazie alla facilità di coltivazione e alla buona resa produttiva, andando gradualmente quasi a soppiantare la varietà nostrana. Per alcuni decenni la varietà americana viene distinta da quella autoctona mediante l’appellativo turchesco, usato in genere per indicare i prodotti forestieri ed esotici. Nel 1570 il medico e naturalista Costanzo Felici distingue con precisione i fagioli autoctoni (chiamandoli semplicemente faggioli) dai nuovi faggioli turcheschi (americani), individuandone la differenza morfologica nel colore e nell’assenza della caratteristica macchia nera. Bisognerà attendere la prima metà del Settecento per avere con Carlo Linneo una classificazione tassonomica sistematica dei fagiolo, grazie all’attribuzione delle due tipologie conosciute a due specie distinte. La prima testimonianza scritta della coltivazione della fagiolina del Trasimeno risale al 1876: nella panoramica sulla produzione agricola umbra pubblicata nel 1876 dall’ingegnere perugino Luigi Monaldi sul Giornale Agrario Italiano troviamo esplicita menzione della fagiolina del Trasimeno a proposito delle varietà di leguminose coltivate sul territorio regionale: «Nei pressi del Trasimeno coltivasi abbondantemente la cosiddetta fagiolina del lago, che credo sia una varietà del dolichos cathiang». Successivamente allo studio del Monaldi, un’autorevole conferma della presenza di questo legume nell’area del Trasimeno è contenuta nella relazione relativa alla Provincia di Perugia della Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola, nota come Inchiesta Jacini, conclusasi nel 1885, dove nel capitolo dedicato alla produzione delle leguminose in Umbria buona parte delle notizie inerenti il fagiolo riguardano proprio la fagiolina del Trasimeno di cui si identifica l’habitat ideale nei fertilissimi terreni messi allo scoperto dalla decrescenza stagionale del Lago: «nei terreni che limitano il lago Trasimeno, quando nell’estate ritirandosi le acque, o perché smaltite dall’emissario, od evaporate, vengono a scoprirsi notevoli estensioni di terreno, in allora dei coloni corrono subito per ridurle a coltura e prosciugandole con enormi fosse di scolo, vi seminano la così detta fagiolina dall’occhio, la quale trovando quelle terre fertilizzate dai depositi di sostanze vegetali rende un prodotto favoloso tanto da poter raggiungere anche i 20 ettolitri per ettaro; ma più spesso, in caso di piogge prolungate, le acque tornano a coprire questi terreni e distruggono in un momento ogni prodotto, e le dure e pericolose fatiche (per le febbri che vi regnano) di quei laboriosi coloni». Da testimonianze orali di alcuni agricoltori della zona, sembra che la coltivazione della fagiolina mettesse a disposizione un prodotto di largo consumo sgravato degli oneri dominicali. Grazie, infatti, alla possibilità di una semina tardiva (giugno-luglio), molti mezzadri erano soliti impiantare la fagiolina in immediata successione sulle stoppie dei cereali (grano, orzo,…) appena mietuti, sottraendola così al controllo padronale. Questa sarebbe una delle ragioni ricollegabili, a parere della gente del luogo, al perdurare di una coltura (altrove completamente soppiantata dalle nuove varietà), la cui scelta pare fosse privilegiata anche in virtù dell’eventualità di una duplice raccolta, offerta dalle peculiarità colturali della specie. All’inizio degli anni Trenta, la Guida Gastronomica d’Italia del Touring Club Italiano alla sua prima edizione annovera proprio la fagiolina dall’occhio del Trasimeno tra le verdure che «primeggiano nelle campagne perugine», dandone la seguente descrizione: «la fagiolina del lago, piccoli fagioli biancastri con occhio bruno, di facile cottura e saporitissimi». La fagiolina del Trasimeno viene menzionata anche nella Guida Gastronomica d’Italia, edita nel 1975 dall’Istituto Geografico De Agostini, in cui l’autore Felice Cunsolo ricorda proprio «i fagiolini delle terre rivierasche del Trasimeno» proposito delle produzioni vegetali degne di nota tra le specialità agroalimentari umbre. Malgrado le attestazioni ricevute, la fagiolina del Trasimeno, prevalentemente destinata all’autoconsumo familiare, ha rischiato dopo il secondo dopoguerra l’estinzione perché, a causa della maturazione scalare doveva esser raccolta manualmente. Dagli anni Settanta del secolo scorso è attestata la presenza della fagiolina del Trasimeno nella piazza di Perugia, seppure in modesta quantità, per iniziativa del titolare di un’antica drogheria, che si procurava direttamente il prodotto da una famiglia di coltivatori del Trasimeno. Sul mercato di Perugia la forma bianca senza occhio, la più popolare in città, veniva chiamata “risina del lago”. Testo a cura della Dott.ssa Silvia Spedicato (Università degli Studi di Perugia) per 3A-PTA.

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
L’area tradizionale di diffusione è il comprensorio del Trasimeno, cioè il territorio compreso nei Comuni di Castiglione del Lago, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno, Magione, Città della Pieve, Piegaro, Corciano, Panicale, Paciano.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
I baccelli si consumano lessati e semplicemente conditi con olio oppure ripassati in padella con aglio e pomodoro. I semi (la parte più utilizzata) si consumano lessati, da soli o insieme ad altri legumi e cereali. Chef di alto rango e di fama internazionale hanno utilizzato la fagiolina in varia maniera nelle loro preparazioni, da sola o in accompagnamento a carne o pesce. I ristoranti locali la propongono spesso in abbinamento con pesce di lago. Si accompagna bene al tartufo oppure nei piatti di pasta, come condimento (tagliolini) o come ripieno (ravioli).


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte