Luccio del Trasimeno

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Luccio del Trasimeno

Luccio del Trasimeno

E. flaviae

RISCHIO DI EROSIONE: elevato

DESCRIZIONE
Le popolazioni italiane di luccio sono in larga parte a rischio di erosione. Sulla base degli studi genetici eseguiti dall’Università di Perugia è possibile affermare che la popolazione di Luccio italico del Lago Trasimeno è una delle poche, se non l’unica, per cui si dispone di dati morfologici e molecolari a supporto, dotata di una omeostasi a lungo termine e di una bassa compromissione da parte dei genotipi alloctoni dell’est-Europa. Questa condizione di popolazione di riferimento a livello nazionale è basata su un evidente equilibrio precario, che per il Lago Trasimeno si deve all’assenza di immissioni di materiale ittico, all’attività del Centro Ittiogenico con programmi di cattura-riproduzione-reimmissione in loco e allo sfruttamento oculato e rispettoso delle regole da parte dei pescatori di professione.
Il Luccio è una delle specie più caratteristiche e importanti del Lago Trasimeno, sotto l’aspetto sia economico sia ecologico. Il Luccio è soggetto alla pesca sportiva e professionale e, trovandosi al vertice della catena alimentare ed essendo uno dei più voraci predatori, ha il ruolo fondamentale di specie regolatrice e di controllo delle altre specie ittiche.

CENNI STORICI
La presenza del Luccio in Italia, almeno fino a parte del Lazio, è considerata endemica. Se si consultano scritti risalenti a più di dieci anni fa si può trovare il Luccio indicato come alloctono, ma questa valutazione è stata rivista ed è considerata ormai errata. Per comprendere la distribuzione è necessario mediare le informazioni attualmente disponibili sulla specie italica con quanto descritto in passato per il Luccio in generale. Infatti, in scritti antecedenti il 2011 lo si trova citato unicamente con il nome scientifico di E. lucius, questo perché il Luccio italico non era stato ancora descritto come “specie buona” (https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/biblioteca/qcn_20.pdf). In particolare, nel Lago Trasimeno il Luccio è ritenuto autoctono. Non ci sono fonti storiche a supporto di quella che si ritiene essere poco più di una leggenda popolare; si narra che l’immissione nel lago possa essere fatta risalire al 1358 da parte dei Senesi che volevano creare un danno ai Perugini, distruggendo, con la voracità del Luccio, tutta la fauna presente nel lago (Pizzul, 2017 http://www.entetutelapesca.it/export/sites/default/it/istituzionale/documentazione/Pubblicazioni/ monografie/allegati/luccio.pdf). Del resto, la presenza del Luccio nel Lago Trasimeno è documentata da diversi secoli, già prima del 1358, ed è associata sia alla bellezza della specie, sia all’importanza che essa ha sempre avuto per la pesca a livello lacuale. Sono noti documenti storici che attestano come la sua presenza nel lago aumentò dopo il 1266, anno in cui il governo perugino deliberò l’immissione di 10 some di lucci (10 quintali). Circa dieci anni più tardi nel 1275 e poi nello statuto della Città di Perugia del 1279 viene stabilito il prelievo dal fiume Chiana di almeno 2.000 lucci vivi da immettere nel Lago Trasimeno da febbraio a marzo e da settembre a ottobre (Biganti, 1995 https://issuu.com/rivista.militare1/docs/34b._gli_archivi_per_la_storia_dell_alimentazione). Evidentemente in quei decenni questa specie stava assumendo particolare importanza, infatti, osservando la parete nord della Basilica Superiore di S. Francesco di Assisi, quasi sopra l’altare, è possibile ammirare un affresco opera del pittore romano Jacopo Torriti, che tra il 1290 ed il 1295 dipinse “La Creazione del Mondo”. In questo affresco è rappresentato un ambiente lacustre, e vista la vicinanza con Assisi si suppone sia il lago Trasimeno, in cui sono presenti in modo ben riconoscibile le specie ittiche allora presenti, fra cui spicca, in modo inequivocabile, al centro della scena, un Luccio (Lucentini et al., 2010c). Fra le fonti storiche che affrontano l’importanza del Luccio per la pesca, possiamo ricordare le opere dell’abate geografo Bartolomeo Borghi di Monte del Lago. Egli pubblicò numerose opere, fra cui un manoscritto del 1777, intitolato Notizie appartenenti alla Storia Naturale del Lago Trasimeno oggi detto di Perugia. Conservato presso la biblioteca comunale di Magione, è il primo studio che analizza gli aspetti geografici, fisici e naturalistici del lago Trasimeno con rigore scientifico ripreso poi nell’opera Descrizione geografica, fisica e naturale del lago Trasimeno, comunemente detto il Lago di Perugia dove emerge l’importanza della pesca del Luccio alla fine del 1700 (https://associazionearbit.it/descrizione-geografica-fisica-e-naturale-del-lago-trasimeno).

ZONA TIPICA DI ALLEVAMENTO
Ad oggi, risulta particolarmente arduo definire l’esatto areale di distribuzione delle specie di Luccio, soprattutto a causa della recente descrizione di nuove specie appartenenti al genere Esox (Esox flaviae, Esox cisalpinus, Esox aquitanicus)(Lucentini et al., 2011; Bianco e Del maestro, 2011; Denys, Dettai, Persat, Hautecoeur& Keith, 2014) e della disponibilità di dati molecolari solo per due di esse, oltre che per E. lucius, attribuibili con certezza ad esemplari rappresentativi delle specie. Questo aspetto, oltre ad una non certa corrispondenza fra quanto attribuito come Luccio italico senza l’ausilio di dati molecolari, sta rendendo molto confusa l’attuale tassonomia del genere. Certa è solamente la presenza, all’interno del lago Trasimeno, di esemplari di Luccio morfologicamente e geneticamente ben distinguibili da quelli dell’est-Europa e di gran parte del nord Italia. La peculiarità di questa popolazione, i cui tratti genotipici sono stati rinvenuti anche in altri bacini italiani, non sta nell’essere un endemismo, ma nell’essere, nell’ambito dell’intero areale di distribuzione, l’unica popolazione geneticamente riferibile, in toto, ai genotipi di Luccio italico descritto nel 2011 come E. flaviae.

TECNICHE DI ALLEVAMENTO TRADIZIONALE
Le caratteristiche ecologiche, morfologiche e genetiche proprie della popolazione di Luccio (Esox flaviae) riflettono l’adattamento all’ambiente in cui vivono e nel quale si sono evolute nel corso di migliaia di anni. Presenta una sensibilità ad alcuni parametri ambientali, in particolare la temperatura dell’acqua, il pH e trace di ammoniaca (Lucentini et al., 2010a). In particolare, per quanto concerne la temperatura, lo studio citato dimostra che la temperatura dell’acqua rappresenta una fonte di variabilità che ha effetti monitorabili evidenti sull’ontogenesi del Luccio. I dati riportati suggeriscono che le temperature ottimali nel periodo di sviluppo dovrebbero oscillare fra 5 e 10 °C. Gli stadi embrionali sono fasi delicate e sensibili all’ambiente, caratterizzate dal maggior tasso di mortalità intraspecifica. La conoscenza della biologia dello sviluppo del Luccio è quindi di notevole importanza ai fini della sopravvivenza e conservazione della specie. Inoltre, un probabile fattore determinante per la sua proliferazione è stato il suo periodo riproduttivo, leggermente antecedente a quello delle altre specie. Il Luccio si riproduce nel Lago Trasimeno durante il mese di febbraio e può predare gli stadi giovanili delle altre specie ittiche che generalmente si riproducono nei mesi successivi, a partire da marzo-aprile, come ad esempio il Persico reale o, a primavera inoltrata, come la maggior parte dei ciprinidi.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte

Aziende che custodiscono questa risorsa