Pomodoro Francescano

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Pomodoro Francescano

Pomodoro Francescano

Pomodoro Francescano

S. lycopersicum L

RISCHIO DI EROSIONE: Elevato

DESCRIZIONE
Le uniche notizie su questa varietà sono quelle riportate dalla famiglia di agricoltori presso la quale è stata rinvenuta. L’anziano agricoltore, oggi scomparso, riferì che questa varietà di pomodoro era coltivata dalla sua famiglia da sempre.
Pianta a sviluppo indeterminato, bacche medio grandi, con caratteristica forma allungata a corno. Pomodoro molto polposo, con polpa compatta e buccia sottile, soggetto a relativamente rapida deperibilità post-raccolta. A completa maturità (il momento ottimale per il consumo) è polposo.

CENNI STORICI
Il Pomodoro Francescano è stato reperito per la prima volta nel 1993 Presso il signor Taddei di Tuoro sul Trasimeno nel corso di una esplorazione condotta dall’allora Istituto di Miglioramento Genetico Vegetale dell’Università di Perugia all’interno del progetto “Salvaguardia della biodiversità di interesse agrario nel comprensorio del Trasimeno” in collaborazione con il Parco del Trasimeno, finanziato dalla Provincia di Perugia. L’anziano agricoltore, oggi scomparso, riferì di coltivarla “da sempre”. Il figlio, che non la coltivava più, ha ritrovato i semi in un barattolo con il nome del pomodoro, ma non ha mai saputo a cosa il nome facesse riferimento. Una varietà pressoché identica è stata in seguito ritrovata a Todi da un altro anziano agricoltore, anch’esso poi scomparso, che la coltivava da talmente tanto tempo che non seppe mai dire dove aveva ottenuto il seme la prima volta. Trattandosi di una tipologia di pomodoro dalla forma inusuale, sicuramente di vecchia costituzione per la presenza di alcuni caratteri non più presenti nelle varietà moderne, è probabile sia che fosse una varietà locale che ha viaggiato per l’Umbria, sia che fosse una vecchia varietà “banana type” il cui seme era venduto o scambiato in tutta l’Umbria e che poi ne siano rimaste talmente poche coltivazioni che per ora è stato reperito solo in queste due località. Nel 2004 con il “Progetto Sementi” finanziato dal Parco del Trasimeno, il pomodoro francescano, insieme ad altre varietà locali reperite sul territorio, è stato rimesso in coltivazione per moltiplicarne il seme e testare la varietà in campo, presso un agricoltore di Cortona. Dal progetto nacque una pubblicazione interattiva in CD-ROM denominata “Biodiversità di interesse agrario nel comprensorio del Trasimeno” (Sordi et al. 2008), dove il pomodoro francescano è così descritto: “La varietà è stata reperita nel comune di Tuoro sul Trasimeno presso Antonio Taddei, figlio di un anziano agricoltore venuto a mancare alcuni anni fa. Antonio non continua la produzione del pomodoro francescano né questa è stata reperita presso altri. Oggi, gli unici in possesso della varietà sono il Dipartimento di Biologia Applicata dell’Università degli Studi di Perugia e l’Ente Parco del Lago Trasimeno.” Sempre nel 2004 questo pomodoro viene inserito nel progetto SCRIGNO, un progetto di analisi del germoplasma italiano di pomodoro in collaborazione tra CNR e il DBA dell’Università di Perugia, in cui il materiale veniva sottoposto anche ad analisi molecolare (Mazzuccato et al. 2008). Mentre era in corso la caratterizzazione, un tecnico del campo sperimentale ha riconosciuto il pomodoro francescano come la tipologia di pomodoro “antico” senza nome che coltivava suo zio, ora scomparso, a Todi. Da un primo confronto dei frutti i due pomodori risultavano pressoché identici.

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
La varietà è stata trovata nel Comprensorio del Lago Trasimeno e nel Tuderte in Provincia di Perugia. L’ambito locale è estese alla Regione Umbria.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
L’utilizzo più adatto è forse come pomodoro da sugo, vista la sua polposità, ma è ottimo anche come pomodoro da insalata. Il sapore è molto buono, saporito se coltivato in terreni fertili, dolce e poco acido. Se eccessivamente irrigato il sapore risulta piuttosto acquoso e il frutto acquista lunghezze considerevoli. Ottimo da strusciare sul pane perché diventa una sorta di crema. Il massimo della sapidità è nel momento di massima invaiatura, in cui tutto il frutto è rosso acceso e la spalla verde è appena visibile.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte